In Firenze sono molti i toponimi che rimandano alle attività controllate dalla ricca Arte della Lana: via e piazza del Tiratoio, via dei Tessitori, via dei Cardatori, oltre a corso dei Tintori. Anche di un’altra potente corporazione mercantile, l’Arte della Seta, rimane in città un concreto ricordo grazie all’opera dell’Antico Setificio Fiorentino: questa manifattura, sorta sul finire del XVIII secolo, lavora a tutt'oggi con un orditoio che secondo un’antica tradizione deriva dai disegni di Leonardo, realizzando tessuti pregiati e rari con tecniche che risalgono al ‘400 e al ‘500.
Conserva, fra le altre cose, la memoria della nascita e del battesimo di Leonardo, gli atti rogati dal padre notaio, quelli del processo per sodomia e molte carte relative all’attività artistica del Vinci.
La tomba di famiglia dei Da Vinci si trovava nella Badia Fiorentina: qui fu seppellito Ser Piero nel 1504. La prima sepoltura fu quella della seconda moglie di Ser Piero nel 1474; l’ultima quella di un pronipote, nel 1614. In totale vi furono almeno 21 inumazioni. La Badia fu trasformata nel ‘600 e le tracce del sepolcro sono andate perdute.
Il Bargello, al tempo di Leonardo, era il Palazzo del Podestà; suo padre, Ser Piero, vi esercitava la professione di notaio. Proprio qui fu giustiziato Bernardo di Bandino Baroncelli, membro della congiura dei Pazzi, che Leonardo raffigurò ormai morto nel celebre Impiccato, disegno conservato nel Museo di Bayonne in Francia.
Questo straordinario complesso architettonico conserva opere ammirate da Leonardo, come il ciclo di affreschi di Giotto e il Crocifisso di Cimabue nel refettorio, o da lui presi a modello, come la Cappella Pazzi del Brunelleschi. Nel Codice Atlantico si ha un’enigmatica annotazione relativa forse a un lavoro commissionato a Leonardo per Santa Croce.
Nell’autunno del 1503 Leonardo ricevette le chiavi della Sala del Papa nel convento di Santa Maria Novella, dove avrebbe dovuto elaborare il cartone preparatorio della Battaglia di Anghiari. Il cartone, attualmente disperso, fu poi trasportato in Palazzo Vecchio, dove servì per il "riporto" sul muro della composizione. I più grandi artisti del primo Rinascimento avevano lavorato in Santa Maria Novella, che sicuramente rappresentò per Leonardo una lezione fondamentale.
Una volta rientrato a Firenze nel 1500, il Vinci si stabilì nel convento della Santissima Annunziata, per la cui chiesa fu incaricato di realizzare la pittura per l’altare maggiore: il Vasari ci informa che in quegli ambienti lavorò al cartone della Sant’Anna, ammiratissimo, ma che risulterebbe perduto e non corrisponde a quello della National Gallery di Londra.
La sopraelevazione del monumento, immaginata da Leonardo, aveva in realtà dei precedenti: pochi anni prima, nel 1455, l’ingegnere e architetto bolognese Aristotile Fioravanti aveva spostato con successo una torre in Bologna; quest’ultimo aveva fra l’altro lavorato per amici o committenti di Leonardo. Il progetto di Leonardo prevedeva di sopraelevare il Battistero su quattro scalini, come si vede anche in un disegno attribuito a Francesco Granacci (che si conserva nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi) e in due ricostruzioni dell’edificio pubblicate nei Discorsi di Vincenzo Borghini.
A Palazzo Benci fu a lungo conservata, come attesta il Vasari, l’incompiuta Adorazione dei Magi. Lo stesso Amerigo Benci aveva incaricato Leonardo di eseguire un ritratto, oggi conservato presso la National Gallery of Art di Washington, della figlia Ginevra. In diversi scritti Leonardo cita fra i suoi compagni un “Giovanni di Amerigo Benci”.
Folco Portinari fu il padre della Beatrice immortalata da Dante. La famiglia, che ebbe stretti legami con le Fiandre, fece giungere a Firenze il celebre Trittico Portinari di Hugo van der Goes: l’opera, oggi agli Uffizi, ebbe grande influenza su Leonardo. Proprio in ragione di questa profonda conoscenza del nord Europa, il Vinci chiese a un Portinari informazioni relative al pattinaggio sul ghiaccio.
Michelozzo costruì questa raffinata architettura a tre navate su commissione di Cosimo il Vecchio, a partire dal 1437. È considerata la prima biblioteca pubblica in Europa. Leonardo la menziona nel Codice Atlantico e nel Codice Arundel, verso il 1480 e intorno al 1505.
La Biblioteca fa parte del complesso dell’omonimo convento che comprende la celebre chiesa brunelleschiana. Nella Basilica si conservano numerose opere riconducibili ad artisti coevi di Leonardo e a lui vicini. Leonardo la menziona nel Codice Atlantico, intorno al 1505.
Progettata da Michelangelo, questa biblioteca conserva materiali bibliografici raccolti da Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico. Vi si trova fra l’altro il "Trattato di architettura civile e militare" di Francesco di Giorgio Martini con cinque postille autografe di Leonardo.
La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze conserva la prima dettagliata biografia di Leonardo, attribuita all’Anonimo Gaddiano, e altro materiale fondamentale per la conoscenza del Vinci e del Rinascimento. Sulla facciata si trovano una serie di medaglioni dedicati a personaggi famosi, tra cui quello di Leonardo da Vinci.
Il nucleo originario della raccolta ebbe inizio nel XVI secolo, grazie a Riccardo Romolo Riccardi, appartenente a quella famiglia che nel 1659 acquistò dai Medici il Palazzo di Via Larga (il Palazzo Medici Riccardi in Via Cavour). Nella sua collezione, ricca di preziosi manoscritti e autografi di Petrarca, Boccaccio, Savonarola e di illustri umanisti, si segnalano alcuni manoscritti in relazione a Leonardo.
A metà del XV secolo il Verrocchio possedeva con la sua famiglia un’abitazione non lontano dalla basilica di Santa Croce: qui era la sua casa, vicino alla sua celebre bottega, dove ebbe a lavorare anche Leonardo almeno nel 1476. In un momento successivo, la bottega si spostò presso il Duomo.
Gli artisti-ingegneri del Rinascimento sentivano già il problema di tutelare le proprie invenzioni con quelli che oggi chiamiamo “brevetti”. Leonardo stesso si chiedeva, intorno al 1506: «Perché io non iscrivo il mio modo di star sotto l'acqua?… Questo non pubblico o divulgo per le male nature delli omini, li quali userebbono li assassinamenti nel fondo de' mari…» (Codice Leicester, f. 15A-22v). Ne traspare un senso etico della segretezza, che pare contrastare con alcune annotazioni giovanili in cui si mostra anzitutto geloso dei suoi segreti («Non insegnare e sarai [il] solo eccellente»).
Indicata da Leonardo in diversi documenti, la Certosa è uno dei principali centri religiosi e artistici nei dintorni di Firenze. Configurata come una cittadella della fede, conserva opere di grandi artisti soprattutto del ‘400 e del ‘500.