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Orbignano ha origini antichissime. Era un villaggio del vescovo di Pistoia e mantenne questo legame fino al Duecento come piccolo comune rurale del distretto pistoiese. Al tempo di Leonardo, invece, questa parte del Montalbano era passata da più di un secolo sotto il governo di Firenze tanto che le terre dei da Vinci ad Orbignano risultavano allora nel comune di Vinci. Il podere della Costereccia a Orbignano divenne la residenza del ramo familiare del notaio Domenico di Ser Piero da Vinci, uno dei fratelli di Leonardo, per oltre due secoli. Tutti i suoi discendenti – e forse lo stesso Domenico – furono sepolti nel chiostro della chiesa di Santa Maria al Pruno.
Leonardo conosceva bene il padule di Fucecchio. Dal borgo di Vinci, passando da San Pantaleo, si arrivava in breve tempo sulle sponde del lago. Qui si trovavano numerosi approdi dove le tipiche imbarcazioni del padule portavano merci e persone da un lato all’altro dello specchio d’acqua. Leonardo ha disegnato il Padule di Fucecchio in diverse mappe dedicate al Valdarno Inferiore fra cui la carta della collezione Windsor Castle RL 12685. Anche nel famosissimo paesaggio leonardiano del 1473 conservato agli Uffizi sembra di riconoscere, sullo sfondo, le acque ferme del padule solcate, forse, da un navicello di padule.
La sede museale di Palazzo Pretorio a Certaldo ospita, in occasione dell’Anno Leonardiano 2019, la mostra “Paesaggi in trasformazione tra il Medioevo e l’età di Leonardo”. Suggestive ricostruzioni virtuali mostrano l’evoluzione del paesaggio di questa parte della Valdelsa dall’età medievale – prima e dopo la fondazione della mitica città di Semifonte – fino al tempo in cui, ai primi del Cinquecento, Leonardo rappresentò, in una delle sue carte più famose, l’Elsa e il suo sistema di centri fortificati fra i quali si riconosce il profilo turrito di Certaldo.
La piazza che oggi accoglie, con il dodecaedro stellato di Leonardo, i visitatori che salgono al castello, è un invito alla fruizione dell’intero programma di conoscenza dedicato a Leonardo offerto dalle due sedi del Museo Leonardiano. L’ingresso della nuova sede, la Palazzina Uzzielli, coincide con la nuova piazza Guidi, opera dell’artista contemporaneo Mimmo Paladino. I simboli paladiniani ispirati alle geometrie del Rinascimento si fondono con i paesaggi di Leonardo in un inedito e suggestivo spazio urbano contemporaneo.
Il piccolo centro fortificato che Leonardo indica con il nome di “pietra” raffigura un luogo oggi scomparso, l’antico castello di Pietra. All’inizio del XII secolo, quando compare per la prima volta nelle fonti scritte, doveva appartenere al vescovo di Volterra. Oggi dell’antico castello, che doveva essere dotato di mura e torri difensive, rimangono pochi ruderi visibili sul luogo del Santuario della “Pietrina” presso la località Palagio (Montaione). Non conosciamo il momento del definitivo abbandono della località ma è certo che almeno nell’età di Leonardo era ancora abitata e si mostrava simile, nell’ aspetto, ad un castello turrito.
Pietramarina è un luogo antico e corrisponde ad una delle parti più elevate in quota del crinale meridionale del Montalbano. Questo luogo, dove si trovano i resti di una fortezza-santuario risalente al periodo etrusco ed una curiosità, il noto “Masso del diavolo”, era chiamato nel Cinquecento sasso marino. Leonardo doveva conoscere questa parte del Montalbano: da qui si poteva scendere verso Bacchereto e soprattutto verso la casa della famiglia della nonna paterna. Nella nota veduta del Montalbano della carta Madrid II 23r Leonardo riporta il toponimo Fornia che oggi corrisponde al nome di una fattoria nei pressi di Pietramarina.
Il ponte medieceo di Cappiano ha rappresentato da sempre un luogo speciale nella storia delle Cerbaie. Durante l’Alto Medioevo era tappa della Francigena. Il luogo di sosta si chiamava Aqua Nigra per indicare, al tempo, il fiume Usciana, unico emissario del Padule di Fucecchio. Il ponte, attraversamento obbligato della strada romea, divenne strategico durante il periodo comunale quando in questa zona si fronteggiavano le città di Lucca e Firenze. Alla fine del Duecento il ponte di Cappiano venne fortificato con una torre in muratura ed è in questa forma che Leonardo lo disegna, prima della radicale ricostruzione voluta da Cosimo I.
Pontorme è oggi una piccola frazione di Empoli che l’intensa urbanizzazione degli ultimi tempi ha completamente fagocitato. La forma dell’antico castello degli Alberti e del piccolo borgo cresciuto fuori dalla porta orientale, lungo la via pisana, si riconosce solo nel reticolo delle strade che ruotano attorno alla chiesa di San Michele Arcangelo. Leonardo ha raffigurato il piccolo borgo fortificato di Pontorme nella forma che aveva raggiunto durante la dominazione fiorentina, quando fu circondato da nuove mura. Su una delle torri risuonava la campana civica realizzata nel 1278 da magistri campanari provenienti da Firenze.
L’antico popolo di San Bartolomeo a Streda si trovava fin dalle origini al confine fra i territori di Cerreto e Vinci. Sulle pendici dei dolci rilievi su cui si adagia oggi la chiesa di San Bartolomeo, ben conservata nell’aspetto che doveva avere, grosso modo, ai tempi di Leonardo, la famiglia da Vinci possedeva i suoi vigneti più produttivi. Nell’elenco delle proprietà dichiarate del padre di Leonardo nel 1469 si trova il podere della chosta del valore complessivo di 1000 fiorini che, secondo quanto dichiarato, rendeva ben 40 barili di vino all’anno.
La zona geologica che al tempo di Leonardo comprendeva anche il popolo di San Donato in Greti, l’antica circoscrizione di una delle chiese appartenute, nel Duecento, ai conti Guidi, è caratterizzata dalle argille e da livelli pliocenici ricchi di fossili di origine marina. Si trova vicino a Collegonzi, dove Leonardo aveva osservato i famosi “nichi” di mare. Al tempo di Leonardo in questa zona si trovavano diverse fornaci per la produzione di laterizi, come quella in località Mercatale dove aveva lavorato anche il patrigno di Leonardo, il famoso Accattabriga.
La chiesa di San Lorenzo in Arniano apparteneva, alla metà del Duecento, alla potente famiglia dei conti Guidi. Si trovava su uno dei rilievi del versante del Montalbano che affaccia sulla val di Streda ed oggi ne rimane una labile traccia nelle strutture di una casa colonica in rovina lungo la strada vicinale che porta ancora il nome di San Lorenzo. Leonardo conosceva molto bene questi luoghi dove la sua famiglia possedeva terre e poderi. I corsi d’acqua del popolo di San Lorenzo in Arniano furono disegnate con grande precisione da Leonardo che aveva progettato la realizzazione, a valle, di un lago artificiale.
A Campo Zeppi, dove oggi si trova un gruppo di case coloniche, viveva Caterina, la madre di Leonardo, assieme alla famiglia dell’uomo che aveva sposato, originario di San Pantaleo, conosciuto al tempo come l’Accattabriga. Questi luoghi, di antichissima origine, sembrano cristallizzati nel paesaggio di allora: la chiesa di San Pantaleo era la parrocchia di Caterina e degli abitanti delle case di Campo Zeppi e i vigneti sono quelli che poteva vedere Leonardo quando andava a trovare la madre. Fra le zolle dei vigneti di san Pantaleo Leonardo avrebbe potuto osservare le particolari formazioni geologiche ricche di fossili di origine marina che chiamava “nichi”.
Sulle colline di Montaione si trova uno dei più bei santuari rinascimentali della Toscana. È il Sacro Monte di San Vivaldo, un complesso di cappelle che riproduce in scala ridotta la topografia dei luoghi legati alla vita e alla Passione di Gesù. Fra le risorse multimediali della mostra dal titolo “La costruzione di paesaggi devozionali nell’età di Leonardo” saranno possibili veri e propri virtual tour attraverso i quali sperimentare nuovi percorsi di conoscenza della Gerusalemme di San Vivaldo.
Il borgo di San Zio ha origini antichissime. Il nome deriva dall’agionimo San Senzio con cui era conosciuto il piccolo villaggio che già nell’Alto Medioevo dipendeva dall’antica pieve di Cerreto. Questa piccola località, posta sulle colline che si affacciano su Cerreto Guidi presenta ancora oggi il paesaggio della campagna poderale che doveva avere anche al tempo di Leonardo. Su queste dolci colline ancora ricche di vigneti il padre di Leonardo dichiarava di possedere case e terre nelle località a Riminutoli e in Creti. Un secolo dopo, al tempo in cui veniva progettata la villa medicea di Cerreto, le terre e i casali di San Zio furono acquistati in quantità dal Granduca Cosimo I.
La pieve di Sant’Ansano è uno dei punti di riferimento topografico che Leonardo riportò nella famosa veduta a volo d’uccello del Montalbano (RL 12685 di Windsor) accompagnata dal toponimo santosano. Le origini della pieve, una delle più antiche delle diocesi di Pistoia, risalgono al X secolo ma la chiesa che vide Leonardo doveva corrispondere, grosso modo, all’edificio romanico, lo stesso che possiamo vedere oggi dopo i restauri del secondo dopoguerra. All’interno si può ammirare la serie dei capitelli figurati che ornano le colonne della navata centrale e il fonte battesimale in marmo attribuito a Baccio da Montelupo.
L’antico popolo di Santa Lucia a Paterno comprendeva, al tempo di Leonardo, la frazione di Anchiano, località dove si trova oggi la casa poderale che la tradizione riconosce come la Casa Natale di Leonardo. La chiesa di Santa Lucia, che si conserva in forme settecentesche, ha assorbito dall’inizio del secolo scorso questa memoria leonardiana trasmessa attraverso una lapide che la ricorda come la chiesa dove fu battezzato Leonardo, evento che, invece, avvenne nella chiesa della Santa Croce a Vinci. Tuttavia la chiesa di Paterno fu la parrocchia del ramo familiare di uno dei fratelli di Leonardo, Guglielmo di Ser Piero da Vinci, che nel testamento dispose per la sua sepoltura nella piccola chiesa di Santa Lucia.
La chiesa di santa Maria a Faltognano, alle pendici del Montalbano, apparteneva un tempo al distretto castellano di Vinci. Alla chiesa di Faltognano facevano capo gli abitanti dei piccoli gruppi di case di queste colline, ben conosciute anche da Leonardo. In queste zone si trovavano infatti, alcuni dei poderi e delle terre dei da Vinci. I nomi di quei luoghi, come per esempio la Noce, il Capannile e il podere Santa Maria, sono ben conservati nella toponomastica attuale e si riconoscono, fra l’altro, con gli stessi nomi, nelle piante cinquecentesche dei Capitani di Parte Guelfa.
La località dove sorse il bellissimo castello che domina ancora oggi la valle del Virginio in Val di Pesa ha origini antichissime. Del castello del secolo XII rimane quasi solamente la piccola chiesa monoabsidata che conserva interessanti particolari architettonici come la monofora in pietra decorata. A quel tempo il castello era controllato dalla famiglia dei conti Alberti. Leonardo raffigura Santa Maria Nocella al tempo in cui era usato come dimora di campagna ma aveva mantenuto ancora i caratteri del castello bassomedievale. Solo nell’Ottocento viene trasformato nel castello neogotico che possiamo vedere oggi.