In uno degli scorci più suggestivi della Valdelsa sorge il Sacro Monte di San Vivaldo, un complesso di cappelle e loci gerosolimitani realizzato ai primi del Cinquecento come replica topografica dei luoghi legati alla vita e alla Passione di Gesù. Divenne, come altri sacri monti italiani diffusi in Italia ed in Europa, meta di pellegrinaggi sostitutivi in Terrasanta e ha mantenuto per secoli il suo carattere spirituale esercitando ancora oggi un forte richiamo. Le sue origini risalgono al XIII secolo quando nella selva di Camporena, grande area boschiva contesa fra i comuni di San Miniato e Castelfiorentino, esisteva già un luogo di devozione, la chiesa di Sancta Maria de Romitorio. La fama di questo luogo santo fu accresciuta dalla figura dell’eremita Vivaldo che secondo la tradizione morì ai primi del Trecento all’interno del tronco cavo di uno dei castagni della selva di Camporena. Nel 1500 selva e romitorio, ormai intitolato anche a San Vivaldo, furono donati all’Ordine Francescano. La chiesa divenne la prima del complesso realizzato fra il 1500 e il 1515 che comprende il convento e le cappelle disposte in maniera da riprodurre in scala ridotta la planimetria della Gerusalemme del tempo. Tutti coloro che, non potendo sostenere il viaggio vero e proprio in Terrasanta, visitavano San Vivaldo potevano beneficiare dell’indulgenza. Oggi come allora, in questo santuario immerso nella natura, si possono ammirare le cappelle in stile classicheggiante con le loro straordinarie terracotte di scuola robbiana.