Le prime notizie di un centro demico nell’area di Pontorme risalgono all’Alto Medioevo e si riferiscono ad una curtis regia chiamata Cortenuova, lo stesso nome della comunità (popolo di Santa Maria a Cortenuova) che farà parte, secoli dopo, del piccolo comune rurale di Pontorme. Invece una curtis di Pontorme è documentata nel 1099 in riferimento all’abbazia cadolingia di San Salvatore di Fucecchio, a testimonianza di un passato in cui forse anche Pontorme era stata parte dei possessi di quella importante famiglia comitale. Tuttavia dopo il 1113, all’indomani della morte, senza eredi, del conte Ugo ultimo esponente della casata, le terre di Pontorme confluirono nel patrimonio di un’altra famiglia comitale. La vedova del conte Ugo sposò in seconde nozze il conte Tancredi Nontigiova degli Alberti che assorbiva, così, una serie di possessi cadolingi fra cui, appunto, Pontorme. Nel 1117 il conte Ildebrando degli Alberti esentava da alcune tasse vari fideles dell’abate di Fucecchio residenti in loco et finibus Pontormio iusta ecclesiam Beati Martini. È proprio lì, dove si trova ancora oggi la chiesa di San Martino, che venne costruito il castrum. E questo avvenne proprio in quegli anni se nel 1120 abbiamo la prima attestazione di un castrum quod vocatur Pontormum. In quell’occasione il piccolo castello albertingo era stato assediato dal conte Guido Guerra. Nelle immediate vicinanze di Pontorme, infatti, solo un anno prima, nel 1119, i conti Guidi avevano dato il via ad una importante iniziativa, la fondazione del castello di Empoli, in evidente antagonismo con la vicinissima presenza albertinga a Pontorme. L’iniziativa dei Guidi era un vero e proprio programma di ridefinizione degli equilibri demografici dell’area: il nuovo castello di Empoli, fondato attorno al luogo dell’antica pieve, avrebbe drenato popolazione da tutti i villaggi dell’area. Da quel momento in poi la storia dei due castelli, Empoli dei conti Guidi e Pontorme degli Alberti, così vicini l’uno all’altro, sarà strettamente legata.