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Mulino del Gatto

Il rio della Querceta scende dalle pendici del Montalbano incuneandosi fra i rilievi che ospitano le frazioni di Santa Lucia e di Mezzana (Faltognano) prima di giungere nei pressi del castello di Vinci e finire, poco a valle del castello, nel fiume Streda. Il corso d’acqua attraversa le terre dove la famiglia di Leonardo aveva gran parte dei poderi. Lungo i sentieri che incrociano il suo corso si possono trovare ancora ben conservati alcuni mulini le cui strutture possono risalire al XVI secolo e che sicuramente Leonardo ebbe occasione di osservare. Sullo stesso versante del Montalbano, infatti, a poca distanza dalla forra della Querceta, Leonardo studiò un sistema di sbarramento dei corsi d’acqua per creare un invaso artificiale, dimostrando di conoscere nei dettagli l’orografia e l’idrografia della zona. I mulini della forra della Querceta sono compresi oggi da un sistema di percorsi che da Anchiano porta alla chiesa di Santa Lucia a Paterno e a Faltognano.

Il rio di Querceta, scendendo dal Montalbano, attraversava i territori degli antichi popoli di Sant’Amato, Santa Maria di Faltognano, Santa Lucia a Paterno e di Santa Croce di Vinci. La parte più alta della valle si incuneava all’interno delle circoscrizioni delle tre piccole chiese di campagna mentre la parte più bassa era compresa nel territorio dipendente dalla chiesa castellana, Santa Croce, la parrocchia della famiglia da Vinci. Molti dei loro poderi facevano capo alle circoscrizioni dipendenti dalle chiese di Faltognano, di Paterno e di Vinci. Il giovane Leonardo, che aveva trascorso i primi anni della sua vita nella casa del nonno paterno, aveva sicuramente avuto modo di percorrere le strade campestri che dalla casa di Anchiano, nel popolo di Santa Lucia a Paterno, conduceva ai poderi del botro a Leano e di quaranzola, nel popolo di Santa Croce, e poi al capannile e alla noce fino al podere di santa maria nova, nel popolo di Santa Maria a Faltognano. I nomi di questi luoghi si trovano rappresentati nelle piante tardo-cinquecentesche dei Capitani di Parte Guelfa e sono tutt’oggi conservati nella microtoponomastica dei casali e dei poderi delle colline poste a Nord-Est di Vinci. I popoli di Santa Lucia a Paterno e di Santa Maria a Faltognano confinavano con quello di San Lorenzo in Arniano: Anche qui i da Vinci avevano numerose terre ed è proprio a valle del rio di San Lorenzo che Leonardo ideò un sistema di sbarramento per creare un invaso artificiale. Il progetto è rappresentato in tre carte che riportano nel dettaglio il sistema idrografico dei rivi che scendono dai rilievi di Faltognano, Santa Lucia a Paterno e San Lorenzo in Arniano.
Il primo mulino che si incontra percorrendo la strada che dalla Casa Natale di Leonardo ad Anchiano va in direzione di Faltognano è il cosiddetto Mulino del Gatto. Nel Seicento apparteneva ai Da Bagnano ed era circondata da un bosco di castagni. I terreni del mulino confinavano con il podere di Anchiano, nel popolo di Santa Lucia a Paterno, che la famiglia di Leonardo possedeva dagli anni ’80 del Quattrocento. Il Mulino del Gatto conserva ancora oggi gli elementi principali della struttura del mulino: il locale delle macine e del magazzino per le farine al piano superiore e la sala voltata inferiore che ospitava il meccanismo del ritrecine. Addentrandosi nella forra della Querceta si incontra un altro mulino ben conservato, detto Mulino Nuovo, che si può raggiungere percorrendo il sentiero che da Santa Lucia conduce a Faltognano. A poca distanza passavano le mura di recinzione del Barco Reale Mediceo, la tenuta granducale monumentalizzata ai primi del Seicento con un muro di recinzione lungo oltre 50 chilometri che racchiudeva un ampio settore del crinale del Montalbano. Nel popolo di Santa Maria a Faltognano e nel popolo di Santa Lucia a Paterno la famiglia di Leonardo possedeva molti poderi ancora oggi riconoscibili nei piccoli borghi rurali e coloniche che portano i nomi di Leano, Quarrazzola, casa la Noce, Capannile e Santa Maria, addensate attorno alle strade campestri che si diramano dalla principale Anchiano-Faltognano.
Le acque del rio della Querceta, che hanno origine alla fonte detta del Sassone, corrono sotto il rilievo di Santa Lucia a Paterno incuneandosi nella forra posta fra Anchiano e il Poggio Marradino, ad ovest di Vinci. Scende nella valle ai piedi del castello, sul versante orientale, dove nel secolo scorso portava il nome di rio Bonchio, prima di andare ad ingrossare il torrente Streda, a valle di Vinci. Poco prima del castello un sistema di sbarramento in muratura (pescaia) prende le acque del rio della Querceta per condurle verso il castello. Attraverso un lungo canale artificiale le acque derivate dal rio della Querceta andavano ad alimentare almeno due sistemi idraulici vinciani: il mulino della Doccia e il sistema degli opifici idraulici del borgo di Vinci. Il primo, posto lungo la strada per il Montalbano poco a monte del castello, fu disegnato da Leonardo in una famosa carta del Codice Atlantico corredato dalla dicitura molino della doccia di vinci. Del secondo complesso faceva parte il mulino del comune che almeno ai primi del Quattrocento si trovava ai piedi del castello. Nel 1478 venne dato in gestione dalle autorità comunali alla famiglia di Leonardo. L’importanza del rio della Querceta, le cui acque alimentavano, come visto, i sistemi idraulici del castello, farebbe pensare che sia da riconoscersi nel corso d’acqua che gli statuti di Vinci chiamano rio castellano, per il quale era prescritta una tutela speciale di tipo pubblico. Come si può osservare nelle piante dei Capitani di Parte Guelfa, il nome otto-novecentesco di rio Bonchio, il nome assunto dal rio di Querceta nel suo tratto finale, ha probabilmente origini più antiche. È possibile che abbia assunto tale nome dalla famiglia Bonci proprietaria di gran parte delle terre poste sul versante orientale del poggio Marradino ai piedi del quale correva il corso d’acqua.
A cura di
Silvia Leporatti
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