Leonardo disegna nella mappa RL 12278 di Windsor il centro di “montaione”. Lo raffigura come un castello cinto da mura turrite e lo posiziona nell’alta Val d’Egola, in prossimità dei castelli di Gambassi, Tonda e Santo Stefano. Il castello di Montaione doveva apparire ai tempi di Leonardo ancora in quella forma, lo stesso aspetto con cui viene rappresentato in un raro acquerello cinquecentesco conservato nell’Archivio di Stato di Firenze. Il dettaglio dell’acquerello riporta il centro di Montaione cinto da mura dotate di nove torri rompitratta e due porte fortificate.
Il castello di Montaione comincia ad essere documentato dalle fonti scritte solo dall’anno 1220. In realtà la località “Montaione/Monteaione” compare già durante il secolo precedente in due occasioni. Un documento dell’anno 1113 rammenta, infatti, per la prima volta il luogo detto “Montaione” mentre in un atto del 1196 compaiono come testimoni alcuni personaggi detti de Monteaione. Sembra, quindi, che ancora alla fine del secolo XII non esistesse alcun centro fortificato sul luogo che pure, tuttavia, era già indicato con il nome di “Montaione”. Questo luogo ospitava invece, al tempo, un piccolo centro demico, un villaggio o un semplice agglomerato di case. La recente ricostruzione della genealogia dei domini locali che dal 1196 si fanno chiamare de Monteaione consente di far luce sui tempi e sulle circostanze che portarono alla fondazione del castello. Si tratta, infatti, di personaggi che fin dalle origini risultano fortemente legati alla città di San Miniato. Nel corso del Duecento questa famiglia ricopre cariche pubbliche nei più importanti centri della Valdelsa (oltre a San Miniato, San Gimignano, Colle Val d’Elsa e la stessa Volterra). Nel corso di due generazioni i signori de Monteaione, pur continuando a essere ricordati come originari del castello eponimo, cominciano a manifestare l’indicazione della provenienza da San Miniato (“de Sancto Miniate”). Dalla seconda metà del Duecento i signori di Montaione si erano, di fatto, inurbati nel centro maggiore, diventando a tutti gli effetti “cittadini” sanminiatesi. Questo legame della famiglia dei de Monteaione con il forte castello imperiale, che si concretizza proprio durante i decenni della sua ascesa come centro ordinatore di un vasto districtus, costituisce un importante indizio sull’iniziativa di incastellamento del sito di Montaione.
San Miniato procedette infatti alla costruzione del suo districtus sottomettendo, fin di primi decenni del Duecento, molti dei castelli della Val d’Egola controllati, al tempo, dal vescovo di Volterra. Fra questi, i castelli di Barbialla, Collegalli, Tonda e Santo Stefano. Il sito di Montaione si trovava proprio sul confine dell’area sottoposta alla diocesi di Volterra su cui San Miniato aveva posto l’attenzione e che contendeva al comune di San Gimignano. Per questo è molto probabile che il comune di san Miniato abbia agevolato in ogni modo l’azione dei signori de Montaione, cui dobbiamo attribuire l’iniziativa di incastellamento del luogo detto “Montaione”. Si trattò dunque di un’azione pianificata in solido da tutti i soggetti che, durante i primi decenni del XII secolo, avevano interesse a fondare un nuovo centro fortificato, il castrum di Montaione (anno 1220).
Il tessuto edilizio dell’abitato attuale di Montaione consente di immaginare la forma del castello. L’abitato medievale si riconosce nella tessitura degli isolati centrali dell’attuale centro storico. Questi sono ordinati da tre assi stradali longitudinali e ripartiti in segmenti regolari dalla viabilità minore, ortogonale. Nella maglia così descritta si riconoscono le sequenze dei lotti di forma regolare destinati ai diversi usi del centro di nuova fondazione: porzioni da destinare alla costruzione di case private o edifici pubblici, oppure spazi da lasciare liberi per la pubblica utilità (la piazza). L’impianto regolare di Montaione è una conferma della sua origine. Come molti castelli di seconda generazione si tratta di un progetto razionale, dall’impianto semplice, basato sulla suddivisione di uno spazio geometrico regolare in spazi residenziali, viabilità di servizio e fornita di uno spazio pubblico centrale, una piazza, ottenuta semplicemente lasciando libera una parte dell’isolato centrale. Lo stesso tipo di impianto “urbano” si ritrova nel centro storico di Gambassi, corrispondente al sito del castrum novum, anche quello frutto di un progetto di fondazione realizzato nell’ultimo quarto del XII secolo. Una immagine di come poteva apparire il castello di Montaione, così come viene rappresentato anche da Leonardo ai primi del Cinquecento, si può osservare in un eccezionale disegno di grande dettaglio, un acquerello del XVI secolo, conservato nel fondo Carte Strozziane dell’Archivio di Stato di Firenze. La carta rappresenta una veduta a volo d’uccello dell’abitato di Montaione visto da Ovest. Si riconoscono alla perfezione i cinque lunghi isolati urbani definiti dalle vie che corrono in parallelo dalla zona della porta occidentale (porta Guelfa) fino all’estremità orientale del castello. In questo punto la porta Fiorentina è disegnata quasi frontalmente: risulta la più munita, dotata di merli e forse di un’antiporta. Il circuito murario, a pianta ovale, è interrotto da nove torri rompitratta, tre sul lato settentrionale e cinque su quello meridionale. Di sei di queste torri conosciamo il nome con cui erano chiamate alla fine del Trecento: torre dell’Infrantoio, torre del Merlo, torre del Lione, torre di Belvedere, torre Nuova, torre di Parentella. Al centro degli isolati lo spazio risparmiato dalla costruzione delle abitazioni è lasciato alla piazza del castello, dotata di pozzo pubblico, che si trova davanti alla facciata della chiesa di San Regolo. Il castello doveva dunque comprendere gli isolati che si affacciano sulle attuali vie Chiarenti, S. Ammirato e Cresci, esclusa la porzione di abitato attorno all’attuale piazza Branchi, un ampliamento sicuramente successivo al XIV secolo. Il castello di Montaione dell’acquerello cinquecentesco corrisponde dunque all’abitato visto e disegnato da Leonardo, ancora dotato della sua cortina muraria, delle sue torri e delle sue porte fortificate.
A cura di
Silvia Leporatti
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