Il piccolo centro rappresentato da Leonardo sulla riva sinistra dell’Elsa nella mappa RL 12278 della collezione Windsor, contrassegnato dal toponimo “varna”, in prossimità di Catignano, è certamente da identificare nella frazione di Varna nel Comune di Gambassi Terme. Leonardo raffigura Varna come un piccolo centro circondato da mura su cui svettano almeno due edifici turriformi. Non è facile risalire a quale fosse esattamente il luogo del disegno leonardiano. Oggi infatti sono almeno due i complessi architettonici bassomedievali che inglobano almeno una torre: la villa Capei e la villa del Poggio. Fra l’altro, le fonti scritte non rammentano mai Varna come un castello, ma come una villa, un semplice agglomerato di case non cinto da mura.
Il nome della località è piuttosto antico. La prima attestazione risale all’anno 1104, quando in loco a Varna troviamo presenti due esponenti della famiglia comitale dei Cadolingi, Ugo e Lotario, nell’atto di cedere ad una serie di personaggi – certamente nobili locali – il castello di Germagnana, i cui resti sono visibili sul piccolo rilievo di fronte all’oratorio di santa Caterina, a poco più di un chilometro da Gambassi. Varna al principio del secolo X era quindi un luogo dotato di strutture adatte ad ospitare personaggi eminenti del calibro dei due comites Cadolingi e alla stipula di atti – passaggi di proprietà e di diritti di una certa importanza – veicolati dall’attività professionale di un notaio. Per quanto riguarda la forma dell’abitato al tempo dei Cadolingi sembra che, a differenza del vicinissimo castello cadolingio di Catignano, Varna non sia mai stato un centro fortificato. Del resto la distanza davvero esigua fra la villa di Varna e il castello cadolingio rende assai plausibile la differente forma insediativa dei due centri. Non è impossibile che il piccolo centro di Varna fosse il luogo di residenza dei personaggi che compaiono come beneficiari della concessione rogata nel 1104, i fratelli Uselmo e Alberto del fu Uselmo. Si tratta quasi certamente della famiglia di nobili del contado che parteciperà alla fondazione del castrum novum di Gambassi. Nel 1182 troviamo ancora una volta personaggi di spicco legati all’aristocrazia locale convenuti nel piccolo abitato di Varna, sotto un edificio porticato, dove viene stipulato l’atto di cessione del castello di Santo Stefano. Fra i testimoni si riconoscono personaggi legati alla fondazione di Castelfiorentino.
Nella famosa mappa leonardiana RL 12278 si distingue lungo l’Elsa la sagoma di Varna disegnato come un centro fortificato circondato da mura, la stessa forma data a Catignano, Gambassi e Castelnovo d’Elsa, castelli che caratterizzavano il paesaggio delle colline poste sulla destra dell’Elsa. Tuttavia nelle fonti scritte la località di Varna è sempre definita come villa, ovvero come abitato aperto. L’unico accenno ad un centro fortificato esistente in questo luogo è del 1356, in un documento che viene redatto nel popolo di San Giovanni di Varna, presso la località Castellare, toponimo che testimonierebbe una vecchia fortificazione in disuso. Delle torri di Varna disegnate da Leonardo si può forse riconoscere oggi una traccia presso la villa Capei (loc. Castello) dove è ancora in piedi una torre in laterizi affiancata da una cortina muraria, riferibili con ogni probabilità al Basso Medioevo. A questo proposito occorre ricordare che ai primi del Trecento la zona di Varna era attraversata frequentemente da milizie impegnate nella guerra contro l’Imperatore Enrico VII. Nel 1313 alle truppe fiorentine presenti nella zona fu ordinato di distruggere ogni edificio isolato (casa, capanna o pagliaio), che avrebbe potuto costituire un rifugio per il nemico, fatta eccezione proprio per i centri di Varna, Gambassi e Catignano. In questo periodo la sicurezza della popolazione rurale era affidata a quei pochi centri che, seppure di piccole dimensioni, potevano offrire un qualche riparo, fossero essi castelli di antica origine come Gambassi oppure fortilitia approntati di recente nei complessi residenziali privati che avevano cominciato a punteggiare le campagne fiorentine, come è possibile sia accaduto a Varna. Le case-forti di Varna, o comunque le difese che nel corso del Trecento vi erano state realizzate, sono tenute in primo piano sul disegno di Leonardo intenzionato a rappresentare in quella mappa, per fini strategici, i principali luoghi fortificati della Valdelsa. Fra questi egli inserisce anche Varna ancora ben caratterizzata, ai primi del Cinquecento, da quelle case-forti che un secolo e mezzo prima avevano garantito l’unica forma di sicurezza per la popolazione rurale.
Nel giro di qualche decennio, tuttavia, la politica di espansione del comune di San Gimignano, oramai smarcatosi dall’antico signore (lo stesso vescovo di Volterra), cominciò ad erodere gran parte delle sue prerogative costringendo molti castelli vescovili della zona a fare atto di sottomissione. Durante tutto il Duecento a Catignano è documentata la presenza di personaggi probabilmente legati al vescovo –nobiles-, che sembrano garantire una certa autonomia al castello rispetto alle ingerenze sangimignanesi. Tuttavia non mancano elementi che attestano la dipendenza di Catignano dal comune di San Gimignano che andava formando, a quel tempo, il suo territorio di pertinenza. Nel 1267 gli uomini di Catignano furono costretti, infatti, a prestare le armi partecipando, su richiesta del comune sangimignanese, alla distruzione del castello di Ulignano. Alla fine del secolo XIII il castello di Catignano fu annesso al contado fiorentino. Durante il corso del Trecento, periodo denso di incursioni e saccheggi lungo tutta la Valdelsa, il castello di Catignano -così come la vicina villa di Varna- risultò particolarmente esposto alle conseguenze del passaggio di armati lungo il tracciato di crinale della via Francigena in sinistra d’Elsa. Nel 1313, ad esempio, venne ordinato alle milizie fiorentine che erano nella zona di neutralizzare tutti gli edifici sparsi per il territorio (case, capanne, fienili), che potevano essere utilizzati come base d’appoggio per il nemico. Al contrario si prescriveva la salvaguardia del castello di Catignano e della villa di Varna, oltre che del castello di Gambassi. I centri murati o comunque accentrati erano considerati ancora punti di rifugio per la popolazione, in caso di pericolo.
A cura di
Silvia Leporatti
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