In un foglio del Codice Atlantico (673r), datato «24 giugno 1518 ad Amboise», Leonardo ricorda la «Stanza dei leoni di Firenze». Il serraglio dei leoni si trovava dietro Palazzo Vecchio, nell’attuale via omonima, tra piazza San Firenze e la Loggia del Grano. Un’altra osservazione "curiosa" possiamo leggerla nel foglio 19114v della Biblioteca Reale di Windsor (databile attorno al 1506): «E io vidi già leccare un agniello a lione nella nostra città di Firenze... El qual lione in poche lechate portò via quanto di pelo vestiva esso agniello e chosì denudato se lo mangiò... ». Il disegno di un leone ritorna, invece, in un celebre rebus nel quale Leonardo, giocando sul proprio nome, accosta il felino al fuoco e a un desco per comporre la parola "leonardesco".
Alla sua geniale creatività si deve anche la realizzazione di un vero e proprio leone meccanico capace di muoversi e sedersi. Queste, infatti, erano le prerogative dell’automa che fu commissionato a Leonardo dalla comunità fiorentina a Lione per festeggiare l’ingresso solenne di Francesco I in città. Il leone meccanico, mosso da un complesso movimento di molle e ingranaggi, chiudeva la sua esibizione facendo uscire dal petto un mazzo di gigli, simbolo della città di Firenze.