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San Salvatore a Monte

Rientrato a Firenze nell'anno 1500, Leonardo fu consultato in merito al nuovo campanile di San Miniato, progettato da Baccio d’Agnolo, e ai problemi statici della sottostante chiesa di San Salvatore al Monte, quella che Michelangelo definirà «la bella villanella».
Fra le Carte Strozziane dell’Archivio di Stato di Firenze si legge il parere di Leonardo, verbalizzato dopo quelli di Jacopo del Pollaiolo, detto il Cronaca, e di Giuliano da Sangallo: «Lionardo da Vinci disse quanto ha San Salvadore et ha rimedi di quello secondo ha dato il disegno e per quello si vede da’ mancamenti dell’edifiti e dall’acque, che vanno tra le falde delle pietre insino dove si fanno i mattoni, e quivi in parte sono tagliate le falde, e quella parte dell’edifitio, dove sono tagliate le falde, et il mancamento, e che rifendendo e tagliando le falde si rimetterebbe. E tener nette le fogne».
Nel Codice Arundel, lo stesso Leonardo si era occupato delle rotture dei muri e dei loro rimedi: già per il Tiburio del Duomo di Milano aveva espresso nel Codice Atlantico la similitudine fra il medico e l’architetto in termini di "concordanza degli elementi". Leonardo considerava, infatti l'edificio come un organismo vivente bisognoso, se "malato", di un "medico architetto": «Sì come ai medici, tutori, curatori de li ammalati, bisogna intendere che cosa è omo, che cosa è vita, che cosa è sanità, e in che modo una parità, una concordanza di elementi la mantiene, e così una discordanza di quelli la ruina e la disfa; e conosciuto ben le sopradette nature, potrà meglio riparare che chi ne è privato […]».
«Fatevi dare la difinitione e riparo del caso al Santo e all’altro e vedrete che omini son eletti per medici di malatie da lor non conosciute» (f. 147v, P82).

A cura di
Alessandro Vezzosi, con la collaborazione di Agnese Sabato
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