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Piazza di Parte Guelfa

Borgo dei Greci (1457-1462)

Ser Piero abitò nel Popolo di San Firenze almeno dal 19 agosto 1457, data di una liberatio sclavae rogata da Ser Piero "in Populo Sancti Florentii, in domo habitationis mei notarii infrascripti", al 4 ottobre 1462. L'identificazione della casa è possibile grazie a un documento del 7 febbraio 1462, in cui sono indicati i confini dello stabile: "in Populo Sancti Florentii, in domo habitationis mei Petri notarii infrascripti, posita in dicto populo, cui a primo via, a II Domine Darie vidue, uxoris olim Iohannis Zuccheri, a III Chiassolino ex parte posteriori […]". Interessante notare che fra i testimoni era presente, oltre a un Amadori e a un Buti, il fratello di Ser Piero, Francesco, definito "calzaiuolo".
In base alle recenti ricerche di Elisabetta Ulivi, questa casa si trovava nel Popolo di San Firenze, in Borgo dei Greci, prossima a quella che era Via del Canestruccio e anche alla casa degli Amadori (la famiglia di Albiera, prima moglie di Ser Piero).

San Biagio (già Santa Maria Sopra Porta) - Piazza di Parte Guelfa (1462-1467)

Dal 29 ottobre 1462 al 29 marzo 1464, Ser Piero abitò con la moglie Albiera nel quartiere di Santa Maria Novella, Popolo di Santa Maria Sopra Porta, in prossimità della Piazza di Parte Guelfa (alla quale si accede da via Pellicceria, dal vicolo della Seta e dal chiasso di San Biagio).
La casa confinava da un lato con la strada, da un altro con Mario dei Nobili e su due lati con l'Arte del Cambio, che ne era proprietaria.
In questa casa, il 16 giugno 1463, nacque Antonia, figlia di Ser Piero e di Albiera, che morì e fu sepolta il 21 luglio dello stesso anno nella chiesa di San Biagio (già chiesa di Santa Maria Sopra Porta), dove il 15 giugno 1464 fu sepolta anche Albiera, morta "sopra parto".
Il 4 ottobre 1463 Ser Piero subaffittò per 5 anni, a Donato Franceschi, una casa di proprietà di Leonardo di Guasparre o di Maria Infangati, prossima alla Loggia dei Cerchi nel quartiere di Santa Croce (Popolo di San Romolo), che probabilmente aveva preso in affitto dubitando di poter restare nella casa dell'Arte del Cambio in Santa Maria Sopra Porta.

Piazza della Signoria - Chiasso dei Baroncelli (1467)

Il 16 gennaio 1467 Ser Piero prese in affitto una casa di Simone Baroncelli, nel Popolo di San Pier Scheraggio, "posta in sulla Piazza de' Signori", cioè Piazza della Signoria, confinante con il chiasso di messer Bivigliano, Sandro di Bivigliano Raugi, e Piazza de' Baroncelli. Qui rimase fino almeno al 12 ottobre dello stesso anno, data di un suo rogito in cui si legge "actum Florentie in Populo Sancti Petri Scheradii, in domo habitationis mei Petri notarii infrascripti", ossia eseguito in Firenze nel Popolo di San Pier Scheraggio (la chiesa poi incorporata ma ancora visibile nella Galleria degli Uffizi), nella casa in cui abito io, Ser Piero notaio soprascritto.
Il 27 ottobre 1467 la stessa casa venne riaffittata a Marco di Angelo Baroncelli, mentre il giorno seguente Ser Piero abitava e lavorava già nella casa nel Popolo di Sant'Apollinare.

Via dei Gondi (già Via delle Prestanze) (1467-1480)

Il 28 ottobre 1467 in un rogito di Ser Piero si legge: "actum Florentie in Populo Sancti Appolinaris, in domo habitationis mei notarii infrascripti", ossia redatto da Ser Piero nella propria abitazione di Sant'Apollinare.
Si tratta già, molto probabilmente, della casa in cui Ser Piero abitò fino al 1480, nel Popolo di Sant'Apollinare, in Via delle Prestanze (detta anche Via del Montecomune, o sdrucciolo della Dogana), ampliata nell'Ottocento dai lavori del Poggi per Firenze capitale, configurando l'attuale Via dei Gondi. L'edificio apparteneva all'Arte dei Mercatanti (o di Calimala); Ser Piero lo teneva in subafitto da Michele di Giorgio del Maestro Cristofano e poi da Giuliano Gondi. Infatti Ser Piero, nel Catasto del 1480, precisava: "Stavo prima a pigione in una casa dell'Arte de' Mercatanti […] per fiorini 30 l'anno. Rispondo di detta pigione a Giuliano Gondi per tutto ottobre prossimo che viene, 1480".
Nel 1485 il Gondi, che già possedeva l'abitazione confinante, nella quale viveva, acquistò anche le case dell'Arte dei Mercatanti; fece abbattere questi edifici e incaricò Giuliano da Sangallo di costruire  l'attuale Palazzo Gondi. I lavori iniziarono il 29 luglio 1490. Qui un'iscrizione ricorda: "leonardo da vinci / visse la benaugurata giovinezza / in una casa dell'arte dei mercatanti / che da giuliano gondi fu compra e disfatta / nel murare questo palagio / al quale dandosi perfezione nel mdccclxxiv / il comune e il signore concordi / vollero che la memoria di tanto nome / al nobile e vago edificio / accrescesse decoro".
È interessante notare come Leonardo citi nel Codice Atlantico (f. 1024v), fra gli altri amici, anche Giuliano Gondi, il quale aveva molte attività commerciali fuori Firenze: i suoi figli, infatti, operavano a Napoli, in Ungheria e a Costantinopoli.

Via Ghibellina (1480-1504)

Dal 1 marzo 1480 (s.f. 1479) Ser Piero abitò nel Popolo di San Pier Maggiore in via Ghibellina (via della Rosa e via de’ Marmi Sudici, attualmente via Buonarroti per la presenza della casa-museo di Michelangelo), vicino al Palazzo del Podestà (l'attuale Museo del Bargello) come dichiarò nella portata al catasto dello stesso 1480. Si trattava della casa che avrebbe dovuto ereditare nel 1451 in base al testamento, redatto nel 1449, di Vanni di Niccolò di Ser Vanni, setaiolo e cambiatore; tale eredità, al centro di misteriose vicende, era stata oggetto di una controversia, che il nonno di Leonardo, Antonio, denunciò nella portata al catasto del 1457: "Anchora truovo un lascio, fu fatto a detto Ser Piero mio figliuolo per Vanni di Niccolò di Ser Vanni, per lo quale gli fu lasciato gli alimenti a sua vita et la ritornata della chasa in mentre vivesse, come appare pel testamento di detto Vanni, rogato per Ser Filippo di Cristofano, il quale lasciò non istimo alcuna cosa, perché gli eredi di detto Vanni di Niccolò di Ser Vanni, che furono e' frati di San Girolamo da Fiesole, preso che ebbono quello vollono con dispensatione del Papa, rifiutarono la detta eredità nelle mani dell'Arcivescovo di Firenze, et lui prese ogni cosa, et ha venduto e distribuito ogni cosa con dire essere beni guadagnati non lecitamente; et già sono circa d'anni 6 che detto Vanni morì, et mai se ne trasse nulla, et in tutto è spento et annullato".
Qui Ser Piero morì, come Leonardo ricorda, il 9 luglio 1504.

A cura di
Alessandro Vezzosi, con la collaborazione di Agnese Sabato
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