Leonardo conosceva bene la Golfolina («sasso per antico unito con il Monte Albano in forma d’ultimissimo argine»), situata quasi a metà strada tra Vinci e Firenze. In particolare ne parla in un foglio del Codice Atlantico (785b-r) in quanto poteva impedire il transito delle acque dell’Arno e quindi allagare la piana di Firenze; e in due fogli del Codice Leicester come punto di osservazione idrogeologica nella separazione tra acque dolci del lago e salate del mare.
Nell’8B-8v, per smentire la teoria che le conchiglie fossili fossero state trascinate sui monti dalle onde, quando erano già morte. Egli spiega questo fenomeno con il sollevarsi del fondo dei mari, il depositarsi di ghiaia e terra dalle acque torbide dei fiumi, il defluire delle acque del Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. E cita, tra i fiumi che cadevano in mare con un profondo salto, l’Arno alla Golfolina, presso Montelupo, descrivendone qui i conglomerati di ghiaia e pietre diverse, e il tufo come «congelazione della rena» a Castelfiorentino.
Nel foglio 9A - 9r Leonardo afferma che le conchiglie fossili si trovano nei luoghi in cui i fiumi si avvicinano al mare, come al di qua della Golfolina verso il mare.